A tu per tu: Voce del Verbo Sentire
Leggi l’intervista a Erika Valsecchi di Voce del Verbo Sentire
“Per un sordo convivere con il mondo degli udenti non è per nulla facile perché quest’ultimi danno per scontato che noi, seppur parlando, sentiamo come loro. E invece no, sono sempre stata ‘sul chi va là’ per leggere il labiale di tutti… e ho sempre avuto la prontezza di non crollare quando mi prendevano in giro”.
Erika Valsecchi
Quella di Erika Valsecchi è una sfida per abbattere i pregiudizi.
Content creator di Vocedelverbosentire e mamma di Kevin, entrambi nati con una sordità bilaterale profonda, Erika ha deciso di raccontarci cosa vuol dire crescere e lavorare in una società ancora poco preparata all’inclusione. E anche rinascere grazie all’impianto cocleare che, come lei afferma, è stato in grado di ridare i colori a una vita in bianco e nero.
Nella nostra rubrica A tu per tu, domandiamo spesso quali siano le problematiche che impediscono una fruizione libera del patrimonio culturale e quali le proposte di miglioramento in termini di accessibilità.
Le risposte dei nostri intervistati ci fanno ben sperare sulla possibilità di usare supporti tecnologici adeguati, che mirino a facilitare la fruizione, la comprensione e la partecipazione attiva del pubblico museale.
Quello che fa riflettere maggiormente è tuttavia la percezione di una mancata predisposizione alla comprensione della disabilità e un approccio della società basato su pregiudizi e disinformazione, che rendono complicato il processo di inclusione.
Questa la sua intervista:
Raccontaci di te: come nasce la tua pagina, di cosa si tratta e qual è il messaggio che vuoi trasmettere?
«Ciao! Sono Erika, ho 42 anni, sono nata sorda e grazie a mia mamma, negli anni ottanta, ho intrapreso il percorso dell’oralismo (dalla logopedista Adriana de Filippis). Mi sono sempre integrata nella società senza problemi grazie al mio carattere estroverso e testardo. Durante l’adolescenza purtroppo cominciavo a vergognarmi della mia sordità poiché subivo pregiudizi. A 30 anni mi sono sposata con Marco ed abbiamo avuto due figli, Noemi di 11 anni e Kevin di 10 anni, quest’ultimo è nato con sordità profonda bilaterale come me.
Anche lui è stato subito protesizzato e grazie a tanto lavoro logopedico ha iniziato a parlare bene. Con il tempo Kevin è peggiorato (come ho fatto io verso i 20 anni): le protesi acustiche non soddisfavano più, con conseguente manifestazione di disagio nello stare con gli altri. Gli hanno quindi proposto l’impianto cocleare… durante la visita il medico mi ha chiesto “E tu mamma? Quando lo fai?”. Kevin disse “Mamma! Lo facciamo insieme?”
E così è stato… siamo diventati bionici insieme nel 2021: una rinascita per entrambi!
Nel frattempo sul mio profilo Instagram, Vocedelverbosentire, pubblicavo le nostre storie, raccontando i nostri aneddoti perché mi ero resa conto che purtroppo c’era (e c’è) poca informazione a riguardo ed il mio obiettivo è tutt’oggi, quello di abbattere i pregiudizi verso la sordità».
Quali sono state le principali sfide che hai dovuto affrontare durante l’infanzia o l’adolescenza?
«Da un incontro casuale sui social è nata l’idea di aprire una pagina community sorda che si chiama The Deaf Soul, nata più di un anno fa. È un portale per la comunicazione e l’informazione delle persone con disabilità uditive, parliamo di tutto ciò che ha a che fare con la sordità perché c’è un mondo dietro e vogliamo raccontarvelo in modo positivo e autoironico. Siamo persone normali e pretendiamo di essere trattate come tali».
Prima della nascita di Kevin hai utilizzato solo le protesi acustiche per poi decidere di accettare l’intervento per l’innesto di un impianto cocleare. Vi siete operati insieme, tu e tuo figlio: in che modo questa operazione ha cambiato le vostre vite?
«Esatto, ho sempre portato le protesi acustiche e come ho scritto prima, siamo diventati, io e Kevin, bionici due anni fa. Come è cambiato? SIAMO RINATI nel vero senso della parola. L’impianto cocleare, per chi non lo sapesse, è un vero e proprio orecchio bionico a differenza delle protesi acustiche che sono degli amplificatori.
I suoni, le parole, i rumori, tutto ciò che si può udire, per me e Kevin sono state delle nuove scoperte perché sono TOTALMENTE diversi da ciò che sentivamo prima con le protesi acustiche. Considero il suono percepito con la protesi acustica in bianco e nero mentre con l’impianto cocleare a colori.
Un esempio pratico? Le voci. Prima erano tutte uguali, non esistevano il maschile e femminile.
Ora invece? Che meraviglia! Ad ognuno la propria voce!
Con l’impianto cocleare, sia io che Kevin, ci sentiamo più sicuri, sereni, e più a nostro agio perché ora SENTIAMO.
Kevin ad esempio parla anche al telefono, cosa che prima non faceva!
Io al telefono? Su 10 parole ne capto 7! Perché questo? Il mio cervello per 40 anni ha fatto solamente la lettura labiale ed ora automaticamente mi viene spontaneo appoggiarmi alla lettura labiale».
Quali sono le principali difficoltà che tu e tuo figlio avete incontrato nei luoghi di cultura a livello di accessibilità?
«A livello di accessibilità culturale purtroppo viviamo in un paese poco accessibile, mancano i sottotitoli ovunque ed i servizi di messaggistica istantanea.
Cinema, teatri, spettacoli. Se vogliamo prendere un appuntamento? Non sempre riusciamo a sentire al telefono (nei contesti rumorosi, l’impianto cocleare non funziona).
E nei concerti? Io ad esempio che devo ancora leggere il labiale, non capisco perché non è data la possibilità ai sordi di avere i biglietti agevolati nelle prime file anziché sulla pedana, che così facendo occupiamo posti riservati a chi ne ha bisogno, in carrozzella. Poiché non ci sono sottotitoli».
Quali ritieni siano le sfide per il futuro e come pensi che Explora, e i luoghi di cultura in generale, possano migliorare l’accessibilità o diventare strumento di sensibilizzazione.
«Per migliorare basterebbe, secondo me, fare più informazione partendo dalle scuole, arrivando ai musei e luoghi di cultura, e fornendo gli strumenti necessari di cui i disabili hanno bisogno! Ad esempio nel mio caso, in un museo consegnano le cuffie per fare la visita guidata. Se non sento? Basta un tablet con i sottotitoli! (Sì, gli interpreti LIS sono utili e in tante occasioni sono già presenti, ma c’è da ricordare che non tutti i sordi sanno la LIS)».
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