A tu per tu: Diana Del Grande - Explora - Il museo dei bambini di Roma
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A tu per tu: Diana Del Grande

Leggi l’intervista a Diana Del Grande 

“Ma come può un maestoso drago verde desiderare di essere una piccola farfalla?
Perché a volte è necessario specchiarsi negli occhi di qualcun altro per “vedersi” davvero.”
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Diana Del Grande

Durante il viaggio del progetto Per tutti ci siamo spesso soffermati sul concetto di uguaglianza, ritenendo più opportuno parlare di “equità sociale” quando si affrontano tematiche legate all’accessibilità e all’inclusione. Attraverso l’equità sociale è possibile, infatti, riconoscere il diritto dell’essere umano a condurre una vita al pari degli altri, all’interno della società civile, grazie agli strumenti necessari ricevuti nel rispetto delle proprie esigenze.   
Una breve analisi è da riservare anche al termine “diversità”. Essere “diversi” non è una condizione negativa che sottolinea svantaggi o disparità: riconoscendo nella parola “diversità” il concetto di “unicità”, potremmo trasformare questa condizione in una grande opportunità di crescita e di conoscenza. 
Probabilmente ancora lontani da una piena e serena accettazione della diversità, riportiamo troppe volte il concetto su un piano fisico e personale, creando spesso barriere, contrasti e incomprensioni. 

Strumenti che ci sostengono in questo cambio di visione ci arrivano dal meraviglioso mondo  della letteratura: a questo proposito abbiamo deciso di intervistare per la nostra rubrica A tu per tu, Diana Del Grande, autrice e illustratrice romana di libri per bambini e ragazzi che in particolare nel suo Cerino, il drago che voleva diventare farfalla, affronta la tematica della diversità come possibilità per mostrare la propria unicità. La storia di Cerino è una metafora umana che dimostra ai più giovani il valore della diversità, una grande opportunità per imparare dagli altri e da se stessi cosa vuol dire accettare e accettarsi.  

Questa la sua intervista:

Come nasce l’idea di Cerino, il drago che voleva diventare farfalla?

«Per rispondere a questa domanda va prima detto che Cerino sono un po’ io, un po’ te, un po’ lui, lei, un po’ tutti. Ognuno di noi ha dentro un piccolo drago, che ad un certo punto della sua vita si sente inadeguato, non abbastanza bello, bravo o in gamba. Questa sensazione di inadeguatezza viene stimolata sempre di più da modelli che ci vengono continuamente proposti dai social o dai media in generale, ma nella maggior parte dei casi sono modelli inarrivabili o che semplicemente non sono adatti a noi. Cos’è che si perde davvero nel voler cercare a tutti i costi di essere uguale a qualcuno o a qualcosa? La risposta è “la nostra unicità”. Un giorno in cui mi sono sentita particolarmente inadeguata ho deciso di fermarmi e rifletterci sopra; noi adulti abbiamo più o meno tutti delle capacità riflessive che, se attivate, ti portano ad una risposta razionale e sensata, ma i bambini? I bambini non ancora, perché non hanno sviluppato quelle capacità razionali che si acquisiscono con la crescita e lo sviluppo. Mi sono messa così nei panni di un bambino e ho pensato a cosa rischiano loro sopra ogni cosa, ovvero di non trovare mai loro stessi e la loro voce nel mondo. Quel giorno è nato Cerino, il piccolo drago che, insieme alla sua amica farfalla, vuole dire ai bambini: “Hey tu, guarda che sei perfetto esattamente come sei, non cercare di essere qualcun altro, ma trova la tua unicità!».

Nel racconto si narra della biodiversità come un valore aggiunto: quanto può essere umanizzata questa metafora e qual è il messaggio che vuoi trasmettere?

«Il concetto di biodiversità come valore aggiunto è puramente umano. Gli animali non si sentono inferiori gli uni con gli altri, loro sanno che sono tutti lì per uno scopo e con delle caratteristiche che apposta servono a differenziarli, non c’è un leone che cerca di essere un camaleonte o una giraffa che prova a volare in natura. Ognuno dà il massimo di se stesso per come è nato. Gli esseri umani ovviamente, essendo più complessi, cercano sempre di “superarsi” o di fare quel passo in più, che va benissimo, quando serve a superare i propri limiti, ma quand’è che la cosa diventa “troppo”? Perché se nasciamo con determinate caratteristiche fisiche, psichiche o cognitive dobbiamo cercare di diventare qualcun altro? Quand’è che non è più cambiamento, ma bensì stravolgimento? Spesso poi per accorgerci che come siamo diventati non ci rende nemmeno felici. 
Ciò che io vorrei arrivasse ai bambini, prima che diventino giovani adulti in cerca di modelli sbagliati per loro, è che ognuno di noi ha delle caratteristiche uniche che creano la propria identità personale».

Pensi che l’accettazione di se stessi possa essere un primo passo per riconoscere il vivere in un contesto eterogeneo di pensieri, necessità ed esperienze, favorendo così l’inclusione?

«Assolutamente sì. Se si impara ad accettarsi e ad accettare gli altri come sono, non solo si è più felici e soddisfatti, ma si creano le basi per uno scambio sano tra persone consapevoli della propria identità. L’identità personale è la cosa più importante che si ha, è quella la vera carta di identità di ognuno di noi, reprimersi o cercare di essere altro creerà solo rabbia o frustrazione, mentre l’accettazione e l’accoglienza creano persone distinte, ma unite. L’essere consapevoli di ciò che siamo crea inoltre le basi per una cosa magnifica chiamata “condivisione” che possa essere culturale, umana, di genere e così via… La condivisione può avvenire solo tra persone consapevoli di se stesse, che non cercano di prevaricare gli altri perché sanno di non averne bisogno. Io sono io, tu sei tu ed entrambi andiamo bene così».

Hai voglia di dare qualche suggerimento ai piccoli e grandi lettori di Explora?

«Il primo “suggerimento” che mi sento di dare è senz’altro questo: quando vedete qualcuno molto diverso da voi non iniziate subito a giudicarlo, ma provate prima a conoscerlo e a capirlo. Il secondo è: cercate sempre voi stessi a qualunque età e in qualunque modo, non importa se possiate apparire “strani” o “ridicoli”, non sempre ciò che non viene capito viene accolto, ma sempre è giusto che possiate esprimervi liberamente. 
Il terzo: siate felici di essere come siete e non cercate mai di cambiarvi con nessuno.
E ricordate sempre una cosa, per qualcuno che vi osserva, magari VOI, siete la perfezione».

Per seguire Diana Del Grande:

Website: https://www.dianadelgrandeart.com/
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