La musica che ci piace!

La musica ha il potere straordinario di evocare emozioni e trasformare i momenti della nostra vita in ricordi indelebili.
Alcune melodie ci ispirano, altre ci danno energia, ci fanno sorridere, riflettere o persino commuovere. In molti casi, diventano la colonna sonora delle nostre esperienze, trasportandoci in mondi lontani o arricchendo il presente con suggestioni uniche.
Quale sarebbe la musica perfetta da ascoltare mentre si visita un museo? E più nello specifico, quale melodia potrebbe accompagnare l’esperienza a Explora, il Museo dei Bambini di Roma?
A rispondere a questa domanda è il progetto Euromuse (scopri il progetto), che ha offerto a Explora l’opportunità di ospitare due giovani talenti della scena musicale internazionale.
Grazie a questa collaborazione, i musicisti Maia Steinberg Fainblit (Paesi Bassi) e John Konsolakis (Grecia) hanno creato delle composizioni esclusive, pensate per risuonare negli spazi del museo e accompagnare i visitatori durante tutti i turni di visita.
Per scoprire di più sul loro processo creativo e sul legame tra musica ed esperienza museale, abbiamo intervistato i due artisti.
In una doppia intervista, ci hanno raccontato il loro percorso, la loro visione musicale e le emozioni che sperano di trasmettere con questa composizione unica.
Scopri le loro risposte e immergiti nel connubio tra arte, musica ed emozione.
Quali generi musicali preferisci e perché?
Maia: “Per quanto riguarda la musica che mi piace ascoltare o suonare, si tratta di musica folkloristica latinoamericana, e più specificamente il folklore argentino e il tango uruguaiano/argentino, che trovo di enorme ricchezza sia nel contenuto che nella musica. Mi piacciono anche molti generi diversi di musica, è molto difficile per me dire che preferisco un genere specifico. I miei gusti variano con il tempo e l’umore, sono molto aperta alla nuova musica. Per me la cosa più importante è il significato che la musica porta con sé, i testi, i messaggi, il modo in cui riesce a toccare un argomento. Questo è legato ai miei gusti musicali. Quando si tratta di comporre e creare musica, mi piace molto lavorare con la musica ambient, creare paesaggi sonori, spazi musicali atmosferici, usare campane tibetane, sintetizzatori, loop vocali. Ma ogni composizione dipende dal progetto, poiché lavoro con diversi tipi di musica. Mi piace anche mescolare la musica con la poesia.”
John: “Mi piace ascoltare ed esplorare tutti i tipi di musica. È come un pozzo profondo che continua a fornire acqua, non importa quanto spesso lo si attinga. Ovviamente amo la musica classica occidentale – sono cresciuto come clarinettista, suonando in orchestre per anni, e questa esperienza ha avuto un impatto enorme sulla mia vita e sul mio modo di scrivere.
Tuttavia, amo anche esplorare la musica contemporanea che è nata da quella tradizionale e che non conosce confini (geografici o creativi), la musica jazz, la musica tradizionale di paesi di tutto il mondo e, naturalmente, la musica dei miei colleghi nel campo dei film e dei videogiochi.
Ma la musica può trascendere i generi e per me anche amare la musica può certamente farlo.”
Che ruolo ha la musica nella tua vita?
Maia: “La musica è un mezzo per entrare in contatto con il mondo che mi circonda e con il mio io interiore, per come la vedo io. È stata una salvezza nei momenti molto difficili della mia vita, un mezzo per esprimermi, e il suo ruolo è cambiato nel tempo, ma è ancora un modo per entrare in contatto con il mio io interiore e il mondo esterno. Rappresenta il percorso che ho intrapreso per contribuire al mondo con il mio lavoro; come creatrice di musica, come musicista di comunità, come compositrice e come esecutrice. Credo che tutto sia musica: vibrazioni, suoni, colori, risonanze. E sono affascinata dall’idea della musica come strumento di connessione interiore ed esteriore.”
John: “La musica ha ormai permeato così tanti aspetti della mia vita che non riesco davvero a immaginarmene una senza. Ascoltarla, suonarla, scriverla, ballarla, condividerla: mi dà la possibilità di
capire me stesso e gli altri, di condividere e collaborare con amici e colleghi, di entrare in contatto con persone di culture, storie ed etnie diverse. La musica è una cosa bellissima che ha un potere immenso e sono grato di aver trascorso (e spero di continuare a trascorrere) così tanto del mio tempo con essa.”
Quale emozione pensi sia più condivisa dai visitatori di un museo?
Maia: “Dipende dal museo. Penso comunque che la curiosità e la volontà di ampliare le conoscenze siano qualcosa che accomuna i diversi visitatori dei musei.”
John: “Ne ho sicuramente uno in mente, ma non credo che esista una parola per definirlo, a meno che non ce ne sia una in tedesco… Lo descriverei come una sensazione palpabile di ampliamento degli orizzonti, a volte con un senso di misticismo, altre volte quasi con un “sapore” meditativo. Una sensazione di diventare più grandi di se stessi, di essere conduttivi alle esperienze, alle prospettive, alla storia e a tutto ciò che è contenuto in quelle stanze, finendo per portare la mente a meravigliarsi come se fosse al di fuori di esse.”
Credi che la musica possa favorire l’incontro tra culture e identità diverse?
Maia: “Assolutamente. È così che lavoro con la musica, soprattutto nel mio lavoro di musicista di comunità, dove gestisco programmi con persone provenienti da contesti diversi che entrano in contatto tra loro attraverso le loro canzoni. La musica è uno strumento molto potente per creare connessioni, favorire la comprensione reciproca e sviluppare identità, e questo ispira profondamente il mio lavoro quotidiano.”
John: “Sicuramente. Penso che la musica sia un ottimo mezzo per catturare e condividere emozioni sfumate in un modo che può essere sia completamente aperto all’interpretazione. Naturalmente, il modo in cui le persone vivono un brano musicale dipende (come tante altre cose) da dove vengono, da cosa hanno ascoltato crescendo e da una miriade di altre cose a cui possono o meno essere state esposte. Ma la musica è un linguaggio che in qualche modo ha la capacità di interagire direttamente con le emozioni umane, quindi c’è un incredibile potenziale per le persone di condividere esperienze attraverso la partecipazione all’ascolto e/o alla creazione di musica.”

Euromuse è un progetto finanziato dall’Unione europea. Le opinioni espresse appartengono, tuttavia, al solo o ai soli autori e non riflettono necessariamente le opinioni dell’Unione europea o dell’Agenzia esecutiva europea per l’istruzione e la cultura (EACEA). Né l’Unione europea né l’EACEA possono esserne ritenute responsabili.