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Formazione del personale di Explora

Inclusione e accessibilità: partiamo dall’accoglienza

“Accogliere il pubblico non significa saper rispondere in modo uguale a tutte le esigenze, ma relazionarsi con l’essere umano riconoscendo in ognuno una molteplicità di universi” 

Un viaggio è fatto di luoghi,  ma anche di persone. 
Per questo il viaggio del progetto Per tutti, non si limita ai soli interventi alla struttura, ma comprende una più generale formazione del personale interno.   
Dagli uffici alla biglietteria, dal padiglione espositivo agli allestimenti: lo staff del museo è stato coinvolto in un corso per approfondire, a livello teorico e pratico, tematiche legate a disabilità, accessibilità e inclusione, utili a migliorare concretamente il servizio di accoglienza del pubblico.
Condotto da Matrioska – Cooperativa Sociale Integrata, il corso ha messo al centro la persona e i suoi bisogni. Partendo da un excursus sulle normative, ha poi analizzato le tipologie di disabilità con relative esigenze, proposto indicazioni per l’accoglienza dei visitatori con disabilità e sottolineato l’importanza congiunta di un’informazione accessibile, da un lato, e di informazioni sull’accessibilità, dall’altro.

Perché fare formazione?

Necessaria per potenziare le competenze professionali del personale, la formazione è parte imprescindibile del progetto Per tutti
Secondo quanto previsto e citato nella Convenzione ONU del 2006, ratificata dall’Italia nel 2009, la formazione, insieme ad altri doveri e principi, è parte obbligatoria per Enti e Istituzioni, al fine di garantire il diritto alla partecipazione di persone con disabilità e di favorire una più generale cultura dell’inclusione. 
Per un museo come Explora, attento al rispetto dei tempi, delle esigenze e delle scelte di bambini e bambine, è fondamentale una competenza professionale che miri a gestire al meglio la comunicazione con i visitatori, grandi e piccoli, per garantire a tutti una fruizione piacevole e autonoma. 

Le giornate

Grazie all’intervento dell’Architetto Giuseppina Carella, la prima giornata di corso è iniziata con un focus sugli aspetti normativi e sulle definizioni. 
Interessante lo sviluppo terminologico e concettuale della “disabilità” in ambito normativo: fortunatamente, dall’uso dell’ormai superato termine “handicap”, la normativa ha subito una positiva evoluzione.
Tra le tappe significative: 

Anno 2001: L’ ICF (International Classification of Functioning, Disability and Health) utilizza il termine “disabilità” e  ridefinisce il funzionamento umano e la disabilità, con una classificazione che supera i due modelli, “medico” e “sociale”, integrandoli. Da questo punto in poi la disabilità viene definita come “la conseguenza o il risultato di una complessa relazione tra la condizione di salute di un individuo e i fattori personali, e i fattori ambientali che rappresentano le circostanze in cui vive l’individuo”;

Anno 2006: La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità fissa la definizione tuttora ufficiale utilizzando il termine “persone con disabilità”, quindi non più “disabile” ma “persona con disabilità”: “per persone con disabilità si intendono coloro che presentano durature menomazioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali che in interazione con barriere di diversa natura possono ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su base di uguaglianza con gli altri”.

Si tratta di un nuovo modo di considerare i destinatari delle politiche per l’accessibilità: un modo più inclusivo, che pone in relazione le persone all’ambiente circostante e alle situazioni specifiche.
La prima giornata di corso si è conclusa con un approfondimento sul tema della sicurezza  dei luoghi accessibili. 
La seconda giornata, in presenza dei docenti  dott. Maurizio Panzironi e dott. Giovanni Sansone, ha approfondito le varie tipologie di disabilità – fisiche, psichiche e sensoriali –  e le relative esigenze, al fine di individuare per ciascuna di esse soluzioni e modalità di accoglienza e relazione mirate. 
Inoltre, grazie al prezioso intervento del Dott. Valter Longoni, interprete LIS, il personale del museo ha avuto il piacere di avvicinarsi alla complessa e affascinante Lingua dei Segni Italiana, per una migliore comprensione dei bisogni di persone sorde, ipoudenti e persone ipovedenti con disabilità uditive. 
La terza giornata è stata dedicata all’accoglienza dei visitatori con disabilità motorie, sensoriali e intellettive, comprendendo una formazione più pratica sui loro bisogni e su come fornire informazioni in modo adeguato per una comunicazione accessibile.

I principi di buona accoglienza: cosa fare?

Emozione, curiosità, empatia, ma anche paura.
Questi sono alcuni stati d’animo che il personale di Explora ha espresso e manifestato al termine dei tre giorni di formazione. 
Perché, per quanto la teoria possa arricchire e i suggerimenti pratici possano essere appresi e interiorizzati, il lavoro sul campo è differente. È qui che entrano in gioco le emozioni e le persone. Quali sono davvero, nel concreto, i principi di buona accoglienza?
Il primo consiste nell’essere naturali: la naturalezza, associata alla disponibilità e alla cortesia, sono i principi chiave dell’accoglienza, necessari per creare una condizione ospitale e propositiva, rivolta a soddisfare bisogni ed esigenze del pubblico.
Anche il linguaggio è un punto fondamentale: adeguato e incentrato sulla persona, favorisce un dialogo tra operatore e visitatore basato sull’equità e la reciprocità.
Ma il principio più importante è l’abbattimento di stereotipi e preconcetti: dare valore alla persona, ai suoi bisogni, nel rispetto dei suoi tempi, evitando classificazioni o etichette.
Tenere sempre a mente che non è tanto la disabilità in sé a generare diversità, quanto le barriere di diversa natura, fisiche e culturali, che ostacolano la piena partecipazione nella società di tutti, su una base di equità.

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